giovedì 9 febbraio 2012

Schiavi moderni. Il business dei Debiti Sovrani.

Quale sarebbe la rata di un debito da 2.000 miliardi in 20 anni al tasso del 5%? Circa 180 miliardi all'anno?

Rimborsare il debito pubblico - senza una politica monetaria mirata - è un esercizio insostenibile! Il debito sovrano dell'eurozona sarà difficilmente ridotto. Ed i paesi più deboli pagheranno il conto più salato. Per quadrare i conti arrancheranno, lungo la via dell'austerità. E questo accadrà senza che il debito venga scalfito. Tutto questo accadrà per far fronte ai soli mostruosi interessi, mentre il debito rimarrà lì, per intero, monolitico: continuando a pesare sulle teste delle generazioni future di cittadini. Rendendoli schiavi sin dalla nascita. Costretti a ripagare un debito "sconosciuto", col loro lavoro. ( La matematica del ripudio del debito).

Sarebbe interessante approfondire come sia stato contratto il debito, con quali meccanismi e con quali finalità, per quali destinatari. E interrogarsi su quanto - di questo debito-  rappresenti un reale beneficio collettivo e quanto invece no.

Questo approfondimento si rivela di una certa utilità: dal momento che il debito può essere ripudiato. Un'opzione alla quale l'Islanda ha fatto ricorso con successo. L'Islanda - una nazione il cui governo aveva sostanzialmente nazionalizzato le perdite delle banche che avevano speculato privatamente traendone grande profitto - ha risposto: NO al DEBITO!
E per via referendaria al 93%: ha ripudiato il debito, ha citato in giudizio i responsabili di questa operazione tra banchieri e politici e ha riscritto la sua Carta Costituzionale.

Mentre noi continuiamo a perdere pezzi di sovranità lungo il cammino, esigere la riappropriazione della sovranità monetaria nazionale è una soluzione che appare sempre più evidente.

Per sottrarci alla speculazione dei mercati finanziari che - attraverso il debito sovrano - speculano sulle vite delle persone senza creare nessuna ricchezza reale. Questo basterebbe per far risuonare un campanello d'allarme sulla priorità di cambiare questo mortale meccanismo. Invece i nostri uomini di governo ce lo impongono come unica alternativa. Essi lo nutrono, tenendolo in vita.

Questo consente la speculazione finanziaria su intere nazioni. Essa genera flussi di denaro virtuale che erodono il nostro potere d'acquisto. Senza che questi flussi di nuovo denaro entrino in circolo per sostenere l'economia reale. La ricerca del profitto può inginocchiare un' intera nazione: occupazione in calo, imprese che falliscono, pressione fiscale che aumenta, servizi ai cittadini che si riducono, pensioni che evaporano, la recessione che incalza. Uno scenario piuttosto noto oggi.

L'atto ultimo dovuto come tributo ad un mercato sempre più avido: la svendita del patrimonio nazionale: gli asset del paese che tanto fanno gola a chi non vede l'ora di avventarcisi a prezzi stracciati. E noi saremo veramente più poveri e pezzenti che mai. Sempre più dipendenti dai privati, oramai padroni dei servizi strategici primari del paese.

Cambiare sistema non solo è una necessità economica e sociale ma rappresenta anche una questione di DEMOCRAZIA, di libertà, di logica e amor... di patria.


Dublino 19/10/2010 - 
Conferenza Stampa con Klaus Masuch BCE 





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