martedì 17 aprile 2012

La prostituzione di uno Stato Sovrano: i mercati entrano con la regola d'oro nella Costituzione italiana.

Un colpo di stato ci ha travolti nella totale insostenibile inconsapevolezza di chi non avendo protezione, ne accuserà gli effetti.

Oggi, con la subordinazione economico-finanziaria all'ordinamento dell'Unione Europea e l'entrata del pareggio di bilancio in costituzione, in materia di diritto, il cittadino viene retrocesso e il mercato entra prepotentemente nella nostra Hit Costituzionale.

La riforma riscrive quattro articoli della nostra Costituzione:

L'articolo 81
Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle
fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali tra cui sono incluse gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali. (...)

L'articolo 97
Le pubbliche amministrazioni in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. (...)

L'articolo 117

La potestà legislativa e' esercitata  dallo Stato e dalle  Regioni  nel  rispetto  della  Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento  comunitario
e dagli obblighi internazionali. (...)

L'articolo 119
I Comuni, le Province, le città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari dovuti all'ordinamento dell'Unione europea. (...)

Gli articoli 97, 117, 119, sono ovviamente emblematici. L'Italia ha perso la sua 'Sovranità' diventando 'ufficialmente' schiava dei dettami dell'Ue che nega alle pubbliche amministrazioni italiane ed ai suoi enti locali, bilanci senza placet.

L'articolo 81 - che impone la regola d'oro del pareggio di bilancio - obliga sostanzialmente il paese a spendere senza indebitarsi. Detto così, sembrerebbe ragionevole. Ma sostanzialmente questa regola si tradurrà - in caso di entrate insufficienti (scenario attualissimo) - in aumento del prelievo fiscale, svendita del 'nostro' patrimonio, privatizzazione dei servizi pubblici con un aumento dei costi per i cittadini che pagheranno tariffe maggiorate dei profitti che necessariamente esigeranno le imprese private per l'erogazione di ciò che è strategico e imprescindibile per tutti noi. Insomma un impoverimento del Paese.

Bisogna ricordare, che prima dell'avvento della moneta unica - che ha significato la perdita della sovranità monetaria - il Paese poteva ricorre a politiche monetarie mirate al benessere dei cittadini, ricorrendo ad un finanziamento a condizioni agevolate, prive della speculazione dei mercati. Potevamo stampare moneta per finanziare il paese e non le banche (come avviene oggi). Concorrendo, attraverso questa leva, all'accrescimento della nostra economia e non alla sua recessione. Potere che con l'introduzione dell'euro è stato consegnato nelle mani dei mercati dominati dalla grande finanza, che gestisce e possiede i titoli di debito degli Stati sovrani determinando praticamente i loro tassi d'interesse.

Gli Stati diventano costituzionalmente subordinati alle istanze dei mercati: quando si accaniscono con la speculazione rendono i debitori impossibilitati a pagare, imponendo loro abbattimenti dello Stato sociale ma anche contenimento di investimenti, altrimenti produttivi e potenzialmente concorrenziali per le grandi lobby.

Per il cittadino significherà dover pagare tutti i conti, costi quel che costi. Senza invocare il diritto al default. Lo Stato - per salvarsi - non può sottrarsi al pagamento dei suoi debiti: scongiurando la più forte paura dei grandi speculatori finanziari. Piuttosto meglio condannare a morte chi non riesce a stare a galla, pagando il suo tributo alla finanza.

Quest'ultimo atto di revisione costituzionale, porta a compimento un lungo percorso di cessione di sovranità che ci consegna definitivamente nelle mani di privati interessi, mettendo in atto una vera e propria cessione della politica economica del nostro Paese che non saremo più in grado di controllare e indirizzare.

Ecco cosa hanno votato i nostri politici oggi - nel silenzio quasi assoluto della stampa - in via definitiva e senza ricorso al quesito referendario: la nostra fine come nazione e come Stato sovrano. Prima ci negano la politica monetaria, poi ci controllano la politica economica.

Ora ciò che incide sulla nostra Istruzione, Previdenza, Sanità, Ricerca, Cultura, Ambiente, e tutto ciò che è strategico e vitale per il Paese - con l'avallo della Carta Costituzionale italiana - è sotto il controllo dell'Ue che ci rimette al fondo salva-stati ESM (o MES) (da finanziare a luglio prossimo con 14,4 mld di euro per l'Italia), alla BCE, al FMI, insomma, ai poteri finanziari mondiali, che controllano i flussi di credito agli Stati, tramite l'acquisto di titoli del debito pubblico. Stabilendo, di fatto, cosa possiamo o non possiamo fare.

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